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Archivio mensile:novembre 2012

Scoperto un ritratto lucano di Leonardo Da Vinci

Un ”Ritratto” di Leonardo da Vinci datato intorno al XVI secolo, e’ stato ritrovato in Basilicata, ad Acerenza, piccolo comune in provincia di Potenza. il ritrovamento e’ stato effetuato da Nicola Barbatelli, studioso di storia medievale, che descrive qust’opera come un olio su tavola di cm 60×44, scoperto all’interno di un palazzo di proprieta’ di una famiglia aristocratica meridionale anonimo, per sua volontà. La tavola raffigura il volto e il busto di Leonardo , con un cappello in testa. Il nuovo ”Ritratto” di Leonardo e’ stato affidato per essere studiato al professore Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci di Vinci (Firenze),che ha annunciato che sono gia’ in corso le analisi storico-artistiche e presto prenderanno avvio le indagini scientifiche sul dipinto. A parere di Vezzosi si tratta di accertare se il ”Ritratto” lucano sia precedente o successivo a quello conservato nel museo di Firenze (un olio su tavola di cm 73×58).”Il ritratto in Lucania – ha dichiarato Vezzosi – e’ molto interessante in se’ e significativo come nuovo elemento di un mosaico ancora incompiuto per ricostruire le sembianze del volto di Leonardo. Ed e’ importante in quanto introduce nuove ricerche concernenti Leonardo perduto, le sue tracce e gli echi leonardeschi nell’Italia meridionale. E’ inoltre misterioso poiche’ se ne devono ancora accertare la datazione e la piu’ antica provenienza, ed e’ difficile individuarne l’autore; per tutto cio’ e’ un tema da affrontare, avvincente per l’attualita’ e le piu’ diverse implicazioni culturali, da quelle storico-artistiche alle nuove tecnologie, fino al contesto del ritrovamento”.

 

 

 

 

Secondo Vittorio Sgarbi l’autoritratto di Acerenza è un falso. Esprime il suo parere in occasione della nuova esposizione del dipinto presso la Quadreria Comunale della Chiesa del Carmine di Avellino, afferma con assoluta certezza che il ritratto raffigurante Leonardo da Vinci non può essere suo, ma probabilmente a Giorgio Vasari collocando l’opera nel tardo Ottocento. Inoltre in un intervista dice:” ho visionato la tela al fine di accertarne l’autenticità. Leonardo rievoca curiosità e misteri e se la tavola fosse stata autentica il dibattito scientifico avrebbe avuto nuovi elementi. Invece , è inequivocabile che si tratta di un’opera realizzata nel tardo ‘800, ascrivibile all’iconografia vasariana di cui sono evidenti le pennellate del colore sullo sfondo scuro.” Ecco queste le  considerazioni di sgarbi.

 

dal prestigioso museo estone in collaborazione con le Università italiane che hanno collaborato al progetto

 

Questo dipinto fu davvero un auto ritratto di Leonardo Da Vinci che si trova nella Biblioteca Reale di Torino. L’opera mostra il volto di un uomo canuto, con lunghi capelli e lunga barba, calvo alla sommità della testa. Lo sguardo accigliato è rivolto a destra, con un’espressione seria. I segni del tempo sono ben evidenti, con solchi lungo la fronte, attorno agli occhi e ai lati della bocca lungo le guance. I dettagli sono curati, sebbene una parte appaia come non finita: per dare l’effetto del cranio liscio e calvo l’artista ricorse a pochissime linee, lasciando il foglio in alto quasi incompleto.

 

 A mio parere sulla base di ipotesi insensate non si può definire un ritratto appartenente a un artista come Leonardo Da Vinci.    

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LEONARDO IN BASILICATA:

Capolavoro o truffa?

E’ stato ritrovato recentemente, in Basilicata, precisamente ad Acerenza, un nuovo ritratto riguardante Leonardo da Vinci, in cui sono raffigurati il busto e la testa del celebre artista. Si pensa che possa essere un autoritratto oppure un ritratto di epoca posteriore, per questo motivo sono in corso studi a riguardo. Questo ritratto è anteriore rispetto a quello esposto a Torino ed è stata scopera da Nicola Barbatelli, famoso studioso d’arte di provenienza napoletana. La principale tesi degli scettici è la seguente: come è arrivato in Basilicata un ritratto di Leonardo proveniente dalla Toscana? Si ritiene che, quindi, l’opera sia da attribuire ad un coevo di Leonardo, quindi l’opera non può essere stata dipinta dal genio toscano. Altra tesi è che a primo impatto il ritratto, può sì sembrare molto simile, ma se lo si analizza in maniera più oculata ci appare completamente diversa agli stereotipi che abbiamo del suo volto. Elemento a favore dell’autenticità dell’opera leonardesca sono il materiale, il supporto e i pigmenti usati. Il supporto, ad esempio, è il pioppo che leonardo ha usato in moltissime sue opere. Allo stesso modo, sembra che pigmenti e materiali siano i medesimi. Altro punto a faavore di questa teoria è il fatto che la famiglia che ha custodito per tutto questo tempo l’opera è di origine toscana, per poi essersi trasferita in Basilicata, ad Acerenza appunto. In definitiva, concludendo quanto ho scritto, esprimo la mia opinione: spero che l’opera sia autenticata, poichè per la mia regione è un motivo d’orgoglio far parte, anche se in maniera minima, di quella che fu la vita e l’operato di un grandissimo artista quale leonardo da Vinci.

 

Uno sconosciuto ”Ritratto” di Leonardo da Vinci (1452-1519), databile al XVI secolo, è stato scoperto in Basilicata, ad Acerenza, piccolo comune in provincia di Potenza. Autore del ritrovamento è Nicola Barbatelli, studioso di storia medievale, che si è imbattuto in un inedito ritratto raffigurante Leonardo, un olio su tavola di cm 60×44, facendo ricerche all’interno di un palazzo di proprietà di una famiglia aristocratica meridionale. La tavola mostra il volto e il busto di Leonardo di tre quarti, con un cappello in testa. Al dipinto si attribuiva una mano diversa da quella del genio toscano, oggi invece le indagini scientifiche hanno dimostrato che questa è opera di Leonardo Da Vinci. Quattro mesi di interessanti attività scientifiche curate da un’equipe di studiosi dell’Università Federico II di Napoli, dell’Università Suor Orsola Benincasa e di Chieti, hanno riportato alla luce elementi sconosciuti su Leonardo e sulla sua tecnica pittorica. Infatti, oltre alla compatibilità dei materiali e dei pigmenti utilizzati da Leonardo in altre opere ad egli attribuite, si sono sorprendentemente rintracciate ben tre impronte digitali appartenute al più grande genio del rinascimento. Vezzosi ha dichiarato che il dipinto ritrovato  è molto interessante e rappresenta un significativo elemento di un mosaico ancora incompiuto per ricostruire le sembianze del volto di Leonardo. Ed è importante in quanto introduce nuove ricerche concernenti Leonardo perduto, le sue tracce e gli echi leonardeschi nell’Italia meridionale.

Al contrario, Vittorio Sgarbi, non crede che il dipinto di Acerenza sia di Leonardo da Vinci e non crede che chi lo afferma ne sia realmente convinto. Perché secondo il noto critico d’arte, l’attribuzione dell’opera e la sua datazione sono inequivocabili. Infatti gli esperti d’arte del rinascimento se ne accorgerebbero anche ad un esame superficiale. Le domande che si pone Sbarbi sono: perchè non si è attivata la comunità scientifica ed artistica mondiale? Perché il ritratto è rimasto in Basilicata e non ha raggiunto Roma, Milano, Torino, Firenze. Perché la scoperta non ha portato con se il minimo rumore? Tutto è accaduto in silenzio quando la scoperta se fondata avrebbe avuto un valore enorme.

Oggi Vittorio Sgarbi dà luce alle ombre che avevano oscurato quella scoperta. Il critico d’arte afferma che per accertarne l’attribuibilità a Leonardo può essere eseguita anche da un singolo esperto, ma sarebbe ritenuta poco attendibile. Per questo, si lavora in equipe. Chi ne afferma l’autenticità ha delle ragioni diverse dalla verità storica ed artistica. L’esperto deve avere necessariamente una comunità scientifica che converge sul suo parere. Non basta effettuare analisi computerizzate, è necessario evocare il nome di esperti di provata competenza per gridare al mondo della scoperta di una tela di Leonardo. È una mistificazione, che riesce ad attirare l’attenzione, a destare curiosità, a portare in un determinato luogo nuovi flussi turistici, ma che non aggiunge nulla a quanto già si conosce sull’opera di Leonardo da Vinci. Sicuramente, riecheggia la sua leggenda, ma la verità storica è un’altra cosa. Per Sgarbi nel ritratto è inequivocabile la mano del Vasari, il suo stile inconfondibile. Come è evidente la collocazione storica nel tardo Ottocento.

La polemica continua, e purtroppo il mistero dell’autoritratto rimane inviolato.

Fonti: http://www.basilicata.travel/blog/tag/basilicata-ritratto-leonardo-da-vinci/

http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/arte_ritrovato_ritratto_di_leonardo190209.html?refresh_ce

http://www.gialli.it/falso-il-leonardo-di-acerenza-parola-di-sgarbi

 

Dopo aver confrontato le varie ipotesi, ho tratto le mie conclusione che sono completamente opposte a coloro che ritengono che il dipinto rinvenuto ad Acerenza sia frutto della grandiosa mano di Leonardo. il dipinto trovato è certamente di qualche altro pittore degno di riconoscenza, Sgarbi propone Vasari, ma certamente non è di Leonardo perché non abbiamo alcuna prova per affermare questo. Tutto ciò è un puro “montaggio”, che riesce ad attirare l’attenzione, a destare curiosità e a portare in un determinato luogo nuovi flussi turistici. gli accaduti che mi fanno pensare ciò sono vari, infatti le tre persone che certificavano l’appartenenza del dipinto a Leonardo, hanno scopi puramente economici che li spingono a raccontare menzogne. le tre persone sono: l’erede della famiglia nobile a cui apparterebbe il dipinto di Leonardo, il suo avvocato e Alessandro Vezzosi, proprietario del Museo Ideale di Leonardo nel quale si può compiere, ” un viaggio attraverso l’opera completa di Leonardo ,dai manoscritti, alle sue impronte digitali, fino ai Leonardismi, http://www.museoleonardo.com/node/34

Sorprendentemente si sono ritrovate tre impronte digitali sul presunto autoritratto, simili a quelle rinvenute su un altro dipinto, esposto agli Uffizi di Firenze, appartenente a Leonardo. Secondo me, questo è un dettaglio irrilevante poiché in così tanti anni chiunque potrebbe aver “firmato” un opera di Leonardo, passando la propria mano su di essa, e poi chi ci garantisce che l’impronta appartiene al maggior esponente del Rinascimento?   Vezzosi, negli anni precedenti al ritrovamento del dipinto in Basilicata, dipinse un ingrandimento della Gioconda con l’inserimento di un impronta. I tre diretti interessati, quindi possiamo affermare che hanno utilizzando il linguaggio implicito del dipinto di Vezzosi, ingannando così molti turisti!

 

 

 

 

Uno sconosciuto ”Ritratto” di Leonardo da Vinci (1452-1519), databile al XVI secolo, è stato scoperto in Basilicata, ad Acerenza, piccolo comune in provincia di Potenza

L’eccezionale scoperta avvenuta in Basilicata ha fatto parlare anche di un autoritratto leonardiano oppure di un’opera di Cristofano dell’Altissimo. Ma per ora niente è certo, poiché c’è bisogno di esami scientifici puntuali per accertarne la datazione e l’eventuale autore. Così il nuovo ”Ritratto” di Leonardo è stato affidato, per essere studiato ed esposto, al professore Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci di Vinci (Firenze). Vezzosi ha annunciato che sono già in corso le analisi storico-artistiche e presto prenderanno avvio le indagini scientifiche sul dipinto, che raffigura Leonardo di tre quarti e con il cappello, come il cosiddetto ”Autoritratto” degli Uffizi, considerato tale per due secoli, fino a quando, nel 1938, una radiografia ne smentì definitivamente l’autografia leonardiana. A parere di Vezzosi si tratta, per esempio, di accertare se il ”Ritratto” lucano sia precedente o successivo a quello conservato nel museo di Firenze (un olio su tavola di cm 73×58).

 

Le relazioni scientifiche prodotte dai tecnici preposti alle indagini sulla “tavola Lucana” ritrovata ad Acerenza, hanno confermato la piena attribuzione alla mano di Leonardo del dipinto. In proposito il Museo delle Antiche Genti di Lucania ha deciso di dedicare un seminario scientifico attraverso il quale possano definirsi i caratteri principali che hanno condotto alla tesi attributiva.

L’autoritratto di Acerenza è un falso. E’ il parere di Vittorio Sgarbi che, in occasione della nuova esposizione del dipinto presso la Quadreria Comunale della Chiesa del Carmine di Avellino, afferma con assoluta certezza che il ritratto raffigurante Leonardo da Vinci non può essere attribuito a lui, ma molto probabilmente a Giorgio Vasari collocando l’opera nel tardo Ottocento. “Ma quale assoluta certezza!” Rispondono da Avellino. “Sgarbi ha visto l’opera solo in una foto”. Si apre così un nuovo dibattito ed un nuovo mistero.

Uno sconosciuto ”Ritratto” di Leonardo da Vinci (1452-1519), databile al XVI secolo, è stato scoperto in Basilicata, ad Acerenza, piccolo comune in provincia di Potenza. Ma per ora niente è certo, poichè c’è bisogno di esami scientifici puntuali per accertarne la datazione e l’eventuale autore. L’autore del ritrovamento è Nicola Barbatelli, studioso di storia medievale, che fece ricerche all’interno di un palazzo di proprietà di una famiglia aristocratica meridionale. Quest’opera è stata affidata al professore Alessandro Vezzosi, che dal 1980 compie ricerche sul tema dei ritratti leonardiani. Il dipinto raffigura Leonardo di tre quarti e con il cappello. Sono in corso gli studi appropriati per l’autenticazione, il ritratto sembra proprio essere autentico e Suo Ritratto, opera del Maestro di Leonardo o, molto credibile, che sia, appunto, di scuola Pitagorica.

 
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Ma il critico d’arte Vittorio Sgarbi non crede che il dipinto di Acerenza sia di Leonardo da Vinci e non crede che chi lo afferma ne sia realmente convinto. Perché secondo il noto critico d’arte l’attribuzione dell’opera e la sua datazione sono inequivocabili. Per Sgarbi nel ritratto è inequivocabile la mano del Vasari, il suo stile inconfondibile. Come è evidente la collocazione storica nel tardo Ottocento. Ma in risposta a queste dichiarazioni, da Avellino arriva una risposta da Nicola Barbatelli, scopritore dell’opera: egli ritiene che Sgarbi non abbia

considerato le accurate indagini scientifiche che si sono effettuate per dimostrare la veridicità dell’opera. La polemica continua, il mistero dell’autoritratto rimane inviolato.

Io personalmente sono d’accordo con la tesi di Sgarbi, perché si può notare che nell’autoritratto non corrispondono lo stile e l’aspetto estetico di Leonardo. Fonti: http://www.gialli.it http://www.basilicata.travel

 

In basilicata, ad Acerenza, è stato ritrovato da Nicola Barbatelli, studioso di storia medievale, un ritratto di Leonardo, olio su tavola di cm 60×44 risalente al XVI secolo. 

Secondo la ricostruzione la tavola sarebbe appartenuta alla nobile famiglia dei Segni di origine Toscana stabilitasi ad Acerenza.La famiglia Segni aveva rapporti di stretta amicizia con Leonardo.Lo scienziato ed artista rinascimentale sarebbe venuto in queste terre alla ricerca delle tracce dei Pitagorici. 

In quattro mesi un’equipe di studiosi, hanno riportato alla luce elementi sconosciuti su Leonardo e sulla sua tecnica pittorica.  

Infatti si sono scoperte tre impronte digitali appartenute a lui. 

La scritta PINXIT MEA, ritrovata dietro la tavola, potrebbe essere la sua firma.Questo costituisce un altro degli enigmi. 

Il dipinto mostra il ritratto di un uomo abbastanza giovane, intorno ai 50 anni, rappresentato a mezzo busto con un cappello di foggia rinascimentale e un volto intenso, capelli e barba fluenti castano chiaro. Lo sguardo è limpido e fermo.  

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Vittorio Sgarbi non ci crede. Non crede che il dipinto di Acerenza sia di Leonardo da Vinci e non crede che chi lo afferma ne sia realmente convinto. Perché secondo il noto critico d’arte, l’attribuzione dell’opera e la sua datazione sono inequivocabili. Gli esperti d’arte del rinascimento se ne accorgerebbero anche ad un esame superficiale. “ 

 È una mistificazione, che riesce ad attirare l’attenzione, a destare curiosità, a portare in un determinato luogo nuovi flussi turistici, ma che non aggiunge nulla a quanto già si conosce sull’opera di Leonardo da Vinci” dice Sgarbi. Secondo lui il ritratto non è né di Leonardo, né raffigurante Leonardo, poiché egli aveva tratti fisici diversi, e i colori utilizzati non risalgono all’epoca di Leonardo, bensì a quasi 200 anni dopo, epoca barocca. 

 Le tre persone che ne certificavano l’appartenenza a Leonardo, avevano puramente altri interessi per farlo. L’erede della famiglia nobile a cui Leonardo avrebbe donato l’opera, aveva interessi economici, ed era accompagnato dal suo avvocato, che avrebbe dovuto curare i suoi interessi. la terza persona era Alessandro Vezzosi, proprietario del Museo Ideale di Leonardo, a Vinci. Appassionato di arte, e non studioso. Nel suo museo, creato al piano terra del suo appartamento, era momentaneamente chiuso per un’infiltrazione d’acqua del piano sovrastante, e che conteneva opere di Vezzosi, dipinte ispirandosi a Leonardo. In realtà, delle opere di Leonardo da Vinci non c’è neanche l’ombra.  

Inoltre l’impronta digitale rinvenuta sul dipinto, è stata ritrovata anche su un’opera realmente realizzata da Leonardo, e la tavola su cui è dipinto il ritratto, appartiene al Rinascimento. Dettagli irrilevanti poiché in così tanti anni chiunque potrebbe aver “firmato” un opera di Leonardo, passando la propria mano su di essa.. E guarda caso, l’impronta rinvenuta sul fasullo dipinto è la stessa trovata sul dipinto leonardiano. Palese truffa, certificata anche dal dipinto ingrandito della Gioconda, realizzata da Vezzosi, con l’inserimento di anche un’impronta. L’idea di Vezzosi, riguardante la truffa, è stata esposta nel suo museo. Inoltre, che il legno risaliva al rinascimento non certifica che anche il dipinto sia della stessa epoca. 

Il Rinascimento è un periodo artistico e culturale della storia d’Europa, che si sviluppò a partire da Firenze tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna, dalla seconda metà del XIV secolo fino al XVI secolo. Il rinascimento possiamo dividerlo in tre fasi: fase di crescita: dal 1420 al 1490; fase di maturazione: dal 1490 al 1520;fase di decadenza: dal 1520 al 1580.Nella seconda fase troviamo protagonista Leonardo Da Vinci. Egli è figlio di un notaio, viene allevato nella casa del nonno paterno.I suoi studi spaziano campi differenti: si spinge ad analizzare la realtà per carpirne i segreti più nascosti evitando situazioni che lo vincolino ad un puro lato estetico. A Milano, si reca per lavorare fino al 1499, trova un ambiente culturale che lo accoglie come un ingegnere.La sua infinita curiosità è rivolta anche alle tecniche pittoriche in quanto riteneva che la classica tecnica ad affresco non fosse adatta alla suo fare.Il suo “Trattato di Pittura” è considerato uno tra i più famosi documenti di tutta la storia dell’arte, in esso ha potuto esprimere le sue osservazioni sul rapporto luce-ombra e sulla prospettiva aerea.La rappresentazione umana invece consiste quindi nel ritrarre oltre al corpo lo spirito rivelandone emozioni e pensieri mediante le espressioni del viso. Leonardo svolge i suoi maggiori lavori a Milano. Le opere più importanti e più conosciute sono:

La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di pioppo, databile al 1503-1514 circa e conservata nel Museo del Louvre di Parigi. Si tratta sicuramente del ritratto più celebre del mondo.Il sorriso impercettibile della Gioconda, col suo alone di mistero, ha ispirato tantissime pagine di critica, di letteratura ma anche di studi psicoanalitici. Il ritratto mostra una donna seduta a mezza figura, girata a sinistra ma con il volto frontale,verso lo spettatore. Le mani sono dolcemente adagiate in primo piano, mentre sullo sfondo, si apre un vasto paesaggio. Indossa una pesante veste scollata, secondo la moda dell’epoca, con un ricamo lungo il petto ; in testa indossa un velo trasparente che tiene fermi i lunghi capelli sciolti. Altra opera è L’Ultima Cena è un dipinto parietale a tempera grassa su intonaco, databile al 1494-1498 e conservato nell’ex-refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.Si tratta della più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena, capolavoro di Leonardo e del Rinascimento .

Unritratto di Leonardo da Vinci fatto probabilmente intorno al XVI secolo, e’ stato scoperto in Basilicata, ad Acerenza, in provincia di Potenza. A trovarlo è stato uno studioso di storia medievale all’interno di un palazzo di proprieta’ di una famiglia aristocratica meridionale. Niente e’ certo, poiche’ c’e’ bisogno di esami scientifici per accertarne la datazione e l’eventuale autore. Il ”Ritratto” di Leonardo e’ stato affidato, per essere studiato al direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci di Vinci, uno dei massimi esperti, o almeno così afferma lui stesso. Ci sono inoltre i vari punti di vista della critica che dibattono sull’autenticità dell’opera e dell’autore. Uno dei tanti commenti è di un professore universitario, che dichiaro’ pubblicamente che quel volto raffigurato nell’opera non era il ritratto di leonardo. Ora a distanza di tempo, non solo riconosce nell’uomo prodotto nel dipinto il volto di Leonardo Da Vinci ma addirittura parla di un viaggio di Leonardo nel sud Italia! Un’ altro a diffidare nell’autoritratto di Leonardo è il critico Vittorio Sgarbi il quale afferma che quello di Leonardo è un falso! L’attribuzione dell’opera e la sua datazione sono inequivocabili. Accusa gli esperti d’arte del rinascimento di superficialità. Non basta effettuare analisi computerizzate o ricerche superficiali, è necessario evocare esperti per informare tutti della scoperta di una tela di Leonardo. È una mistificazione, che riesce ad attirare l’attenzione, a destare curiosità ma alla quale non si trova una risposta certa. I tecnici che vi lavorano hanno confermato l’autenticità dell’opera e dell’autore e si pensa che questo sia vero, nonostante si capisca che la storia sia incerta dalle molteplici incoerenze presenti. Si potrebbe pensare al fatto che Vezzosi, abbia annunciato questa notizia soltanto per interessi personali. C’è anche chi dice che la scritta PINXIT MEA, ritrovata dietro la tavola, potrebbe essere la sua firma.
Questo è l’ennesimo enigma tramandatoci dal Da Vinci.